Arthur Machen, la biografia
Arthur Machen – vero nome Arthur Llewelyn Jones, nasce a Caerlon in Galles nel 1863. Fu uno scrittore di racconti soprannaturali e un occultista.
Machen discendeva da una lunga stirpe di sacerdoti. Suo padre è il vicario della parrocchia di LLanddewy Facc e il giovane Arthur trascorre gran parte della sua infanzia nell’ambiente della canonica, dove già all’età di otto anni dimostra di possedere un interesse precoce verso la lettura.
La famiglia non è sufficientemente abbiente per potergli garantire gli studi all’università di Oxford, così completata la scuola dell’obbligo comincia a lavorare come giornalista.
Si trasferisce a Londra dove realizza il suo primo romanzo, l’anatomia del tabacco, e per provvedere a se stesso si dedica a lavori di traduzione testi. A 24 anni sposa Amy Hogg, una giovane artista londinese.
Nel 1891 realizza quella che probabilmente è la sua opera principale, il grande dio Pan, una storia incentrata sul mito pagano del dio Pan, la follia e la sessualità.
Machen scrive anche una vasta quantità di racconti, che però risultano sconvenienti per il puritano clima dell’epoca, suscitando sovente scandalo e un eccessivo terrore nei lettori. Gli autori come lui vengono ostracizzati e vanno incontro a grandi difficoltà per ottenere la pubblicazione. Arthur Machen trascorre una decina d’anni in miseria, barcamenandosi a Londra come meglio può nelle vesti di giornalista, attività che ne limita fortemente l’estro creativo senza peraltro garantirgli un reddito adeguato.
Il periodo nefasto culmina con la prematura morte della moglie Amy a causa di un grave male.
Da questa tragica fase della sua vita Machen riesce a riprendersi risposandosi e dedicandosi alla recitazione, passione che lo stimola decisamente più del giornalismo. Si aggrega inoltre all’ordine ermetico della Golden dawn, un ordine magico attivo in Gran Bretagna dedito all’occultismo e allo spiritismo. Attraverso i suoi studi e le conosce singolari maturate fra i “compagni” dell’ordine (uno fra tutti, Aleister Crowley), intraprende un percorso interiore che lo porta a mettere ulteriormente in discussione la realtà propriamente conosciuta e i limiti della mente umana, insufficiente per poter cogliere quel regno mistico impalpabile ed invisibile che coabiterebbe lo stesso spazio fisico del nostro mondo. Il misticismo e la follia sono tematiche molto importanti nel suo “corpus”, che ricorreranno con frequenza.
Il periodo di miseria termina grazie al riaccendersi dell’interesse in America per le sue opere. Gli anni 20 rappresentano gli anni del grande boom, i suoi racconti vengono inseriti in numerose raccolte americane e la cerchia delle sue conoscenze si amplia. Tuttavia, nel Regno Unito, Arthur Machen resta lo stesso autore sconveniente di sempre. Esauritosi l’effimero eco mediatico, Machen si ritrova nuovamente in miseria nella sua Londra e decide di concludere gli ultimi anni della sua vita ad Amersham. Solamente grazie alla solidarietà di alcuni letterati del tempo riesce ad ottenere un sussidio che gli permette di vivere una vecchiaia serena fino alla sua morte, avvenuta ad 84 anni, nel 1947.
Lo stile e le opere
Il misticismo è la colonna portante nelle opere di Arthur Machen. Il suo lavoro fortemente improntato alla ricerca della natura vera delle cose, pregno di un’energia pagana e sregolata, affascina ancora oggi folte schiere di individui che lo considerano una sorte di vate. Aleister Crowley fu un appassionato lettore delle opere di Machen, molto affini alla sua filosofia di pensiero.
Non facciamo però passare l’idea che egli sia stato un semplice mistico. Arthur Machen fu prima di ogni altra cosa un geniale autore di horror story dal ritmo incalzante, nelle quali è riuscito a dar forma a un proprio mondo coerente e al tempo stesso terrificante. Fu inoltre pioniere della psicogeografia, un genere che mette in primo piano il paesaggio, in grado di condizionare la psiche degli uomini.
Inoltre, egli è considerato l’artefice del ritorno in auge del romanzo gotico, che sembrava aver esaurito la sua ragion d’essere in epoca vittoriana.
Disse di lui Stephen King: in assoluto il miglior autore di storie di fantasmi in lingua inglese.