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Joyland, Stephen King, Recensione

Libri

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Titolo: Joyland
Autore: Stephen King
Genere: Romanzo
Casa editrice: Sperling & Kupfer

Joyland è un romanzo di Stephen King, edito da Sperling & Kupfer (per la Collana Pandora) nel 2013, 384 pagine.
Da ventunenne, la vita è come una cartina stradale. Solo quando arrivi ai venticinque o giù di lì, cominci a sospettare di averla guardata capovolta, per poi esserne certo intorno ai quaranta. Arrivato ai sessanta, fidatevi, capisci di esserti perso nella giungla

Trama

Devin Jones è uno studente universitario che nell’estate del 1973 sta cercando un lavoro per racimolare qualche soldo. Accetta di entrare a lavorare nel parco giochi di Heaven’s Bay , nel Nord Carolina, che per l’appunto si chiama “Joyland”. Inizia come tutti i lavori: si sgobba, ci si diverte, si fanno amicizie ed ovviamente Devin conosce tutto il carosello di particolari personaggi che compone lo staff del parco giochi. Devin riesce ad attirarsi le simpatie dell’anziano proprietario, impersonando la mascotte del parco e ben presto sarà molto affiatato con i suoi colleghi, compresa la cartomante che prevede realmente il futuro e che svela qualche particolare a Devin. Per metterlo in guardia da cosa? Come la tradizione vuole anche Joyland ha un fantasma: si tratta di una ragazza uccisa pochi anni prima in un tunnel, che pare sia rimasta intrappolata laddove fu ritrovato il suo corpo. Devin decide di addentrarsi nel mistero e nel mentre fa amicizia con un ragazzino particolare, Mike e sua madre. Riuscirà Devin a svelare il mistero di Joyland?

Joyland di Stephen King è un libro apparentemente semplice (un luna park, strani personaggi, un omicidio, fantasmi e storie d’amore) ma anche abbastanza complesso. Parlo di complessità con cognizione di causa derivata dall’aver letto i maggiori successi di King. In Joyland, King sembra aver voluto fondere molti elementi di quelli che sono da sempre i suoi cavalli di battaglia: la luccicanza di Danny, i fantasmi e l’adolescenza in Christine e l’atmosfera di tensione in It. Ci è riuscito? Sì, la storia si legge bene ma a tratti oscilla troppo fra horror e giallo quasi come se King non avesse voluto scegliere un genere ben definito. Intendiamoci, per essere un horror c’è ben poco per cui spaventarsi. Quindi in definitiva manca il giusto grado di terrore in questa combinazione di elementi tenuti insieme da un fantasma che compare circa una volta ed un ragazzo che cerca di diventare adulto attraverso un lavoro estivo. Finale con retrogusto amaro, lascia una sensazione di vuoto ed incompletezza, mai provata con nessuno dei libri di King. Nel complesso buono, ma non ve lo consiglierei come primo libro da leggere se non avete mai aperto un King; scegliete Carrie, Christine o Pet Sematary e dopo passate a Joyland. Buona lettura!

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